L’uomo
entrò nella stanza buia…l’assenza di luce non lo spaventava ma non
riusciva ancora a rassegnarsi a quella condizione…il bendaggio era stretto
e la testa sembrava circondata da un anello di ferro che si serrava sempre
di più, ogni giorno, ogni momento di più…non ne poteva più…la
frustrazione lo aveva reso scontroso, inavvicinabile da chiunque…non era
nel suo carattere essere scortese…tutt’altro…ma era furioso…stare immobile,
aspettare, attendere un verdetto senza possibilità di appello lo
rendeva insofferente…
Trovò
la sedia…5 passi dal muro…sedia…7 letto…finestra?…beh…ci sbatterò
contro e la troverò…almeno con se stesso l’ironia era un rimedio…
Il medico
entrò nella stanza:
“allora
come sta il paziente oggi?” aveva una voce bonaria e grassoccia…lo immaginava
con gli occhiali ed una barbetta ricciuta…
“oggi
è il gran giorno!…su su…che poi sarà tutto più facile”
il paziente
non rispondeva…era immerso nella paura…ma quella sensazione la voleva rifiutare
con tutto se stesso…paura…se la cura fosse andata male…quel buio animato
da mille voci…ci avrebbe pensato dopo…
“dottore…proceda…per
favore”
“va bene…ti
avviso…ragazzo…non rivedrai certo la luce del giorno oggi...ma avremo degli
elementi preziosi…”
“ho capito
dottore…lo immaginavo”
“tranquillo
ragazzo…so il mio mestiere…riacquisterai la vista..e potrai tornare al
tuo lavoro, alla tua vita…”
il dottore
si avvicinò…e comincio ad armeggiare …sentiva le bende allentarsi…sentiva
il fruscio mentre cadevano…la pressione sulle sue palpebre diveniva sempre
più lieve…
“ora
attento…non aprire gli occhi….lo so la tentazione è forte…resisti…ragazzo”
“va bene…vada
avanti”…si sentiva la febbre dall’emozione…
La cavalcata
aveva tranquillizzato il cavallo.
La stanchezza
calò di colpo su Oscar appena toccò terra, raramente si era
sentita così stanca, di solito cavalcare aveva su di lei un effetto
rilassante, le permetteva di trovare un equilibrio sia fisico che mentale…ma
quel giorno era diverso…fu César a portare lei…mentre la sua mente
vagava fra mille pensieri…
entrò
nel palazzo e si diresse a testa bassa verso il salottino per lasciarsi
cadere a peso morto nella poltrona…non sentiva voglia di fare nulla…né
di mangiare..né di svestirsi…né di controllare i dispacci
da Parigi…non aveva voglia di nulla…
quella
mattina si era svegliata stranamente anche di buon umore, aveva pensato
con orgoglio a come si era guadagnata il rispetto della sua nuova truppa,
i soldati della Guardia, a come aveva adempiuto ai desideri del padre…i
desideri di mio padre…vedermi un soldato…un uomo…, quel fugace pensiero
la riportò in uno stato di melanconia dal quale riusciva a risvegliarsi
solo per pochi momenti…
ora stava
lì immersa in quella poltrona intrisa di quelle parole, di quelle
illusioni…di quella realtà così semplice..ma così
altrettanto spietata…ora Oscar era sola…Andrè era andato via.
Ha
obbedito … ha obbedito al volere del suo padrone…brava Oscar…sei stata
brava!
Hai
ricevuto addirittura un sorriso da tuo padre…” Oscar era ora che tu facessi
a meno della presenza di Andrè! Un comandante non ha bisogno di
compagnia, ma di soldati!”
…già.
Con quell’amarezza
nel cuore decise, comunque, di alzarsi…si diresse in cucina…ma non c’era
nessuno, neanche la vecchia e cara nonna, anche lei era triste e, soprattutto,
angosciata per il nipote…
C’era
il solito cesto di mele sul tavolo…e Oscar fece come sempre aveva fatto,
quasi non pensandoci…prese una mela, si girò si scatto felinamente…ma
non c’era più nessuno…a cui lanciarla…poggiò la mela sul
tavolo.
È
meglio che vada in camera mia…leggerò qualcosa, suonerò…e
berrò…prese una bottiglia di vino e salì al piano superiore…faceva
gli scalini due a due..non vedeva l’ora di chiudersi dentro, come volesse
sparire…in effetti Oscar stava sparendo..tutto quello che era stata fino
a quel momento stava sparendo…anche il legame più forte con la sua
vita illusoria di una volta se ne era andato…tutto era negato..tutto stava
cambiando come la Francia, come le stagioni, come la sua vita…ma come
sarà la mia vita ora, ora che so…ora che tutto mi è chiaro…ora
che ho sbagliato…
La sua
stanza era in perfetto ordine, tutto era la suo posto come sempre era stato
per trent’anni…tutto era già stato stabilito..lei non aveva fatto
altro che partecipare a quella pantomima che era la sua vita…la ribellione…non
sapeva neanche cos’era..non le era stato insegnato…un oggetto fuori posto..era
impossibile…il senso dell’ordine era diventato per lei un lenitivo gesto
rassicurante…
E’
troppo!
Si diresse
allo scrittoio e lanciò tutto per aria…buttò a terra le sedie…lanciò
con rabbia sul muro la sua divisa….piangeva…e si ritrovò in ginocchio…di
fronte al letto…maledetto letto…
I giorni
successivi alla visita del dottore non erano stato molto differenti dai
precedenti…almeno non ho le bende…
Il buio
era ancora il suo compagno di giorno e di notte…teneva gli occhi aperti…ma
vedeva solo ombre scure…”buon segno…ragazzo…”…quelle parole non erano riuscite
a tranquillizzarlo, anzi aveva provocato in lui un’ansia impaziente ancora
più forte…
In tutta
la sua vita non si sarebbe mai abituato al chiuso, all’inattività…tieni
duro…finirà anche questo…ne hai passate di peggiori…sei sempre stato
solo…te la sei sempre cavata…
Come ogni
giorno, alla stessa ora…la porta si aprì…era la voce grassoccia
del dottore…ormai si era abituato a identificare una persona, il carattere,
a volte riusciva anche ad azzeccare la fisionomia, attraverso la voce…
“ragazzo…”
la voce
era diversa…l’uomo intuì immediatamente che non c’erano belle notizie…
“parli
dottore…che succede”
“mhm…non
vedi con gli occhi ma non ti si può nascondere nulla…eh?”
“no…”
“allora…niente
preamboli…ragazzo sarò sincero…dovrò rimetterti il bendaggio…dopo…”
“ho capito…proceda”
“andrà
bene…ma vedi devi capire che il trauma che hai subito è stato grave…l’altro
occhio si è indebolito..insomma…”
“dottore…è
inutile…so quello che mi è successo”
“va bene…sarà
domani…”
il medico
uscì dalla stanza…si ricomincia…si mise la testa fra le mani…e
quegl’occhi morti piansero lacrime che bramavano di ritrovare la vita della
luce…toccandosi il viso si accorse della barba lunga…non ricordava neanche
più quando vide il suo viso per l’ultima volta…chissà
come sto?…e come se non bastasse altre alla barba lunga…anche i capelli…sembrerò
un barbaro…
il suo
equilibrio cominciava a incrinarsi…avrebbe voluto vedere per rompere tutto
quello che gli capitava davanti…ma soprattutto avrebbe voluto rompere uno
specchio…maledetto specchio…
Fine 1°
parte
Mik