Nota dell'autrice:
Questa ff nasce come un esperimento narrativo e stilistico….naaaaa ma che dico…nasce invece dalla voglia di far coincidere presente e passato…e come ho detto ad Alex…pensare che queste due dimensioni temporali sono unite…un tutt’uno, come dire che Oscar sono sempre qui, nella nostra nostalgia, e lì nella fantasia dei nostri ricordi…
Tutto qui… ^_^
Lo Specchio Addormentato
I° parte
 
 
I muscoli del cavallo erano tesi, tremavano per la tensione, quel corpo emanava una forza ed un calore che avrebbero risvegliato anche la più sopita delle menti.
Gli occhi scuri di quella creatura guardavano oltre, vedevano già i campi, gli ostacoli, le distese che avrebbe divorato nella corsa folle…fino a sfiancarsi…
Una mano delicata si appoggiò su quel muso bianco…come se volesse assorbire quella forza, quella sicurezza…l’animale era abituato a quel tocco, era il tocco famigliare della sua padrona…Oscar François De Jarjeyes.
“César…sei nervoso…come me…dai adesso ci andiamo a sfogare…” e montò a cavallo.
Quei due esseri sembravano essere un tutt’uno…la linea slanciata di Oscar si armonizzava con la potenza dell’animale. Ma il cavallo era nervoso…non rispose subito all’invito della padrona, sentire il suo odore lo aveva distolto dalla voglia di correre, si agitava stranamente poi…sbuffò scalpitando…e si diresse verso le scuderie…
“Che ti prende?….forza…ma…”
Oscar assecondò il cavallo che…rientrò nella scuderia…cercava qualcosa…annusava l’aria…scuoteva il capo come dicesse…no no no! Si diresse verso il fondo della stalla…lì dove ci doveva essere un altro cavallo…ma era vuoto…lo era già da qualche giorno.
“amico mio…cerchi il cavallo di….”  Quel nome rimase in fondo alla sua gola…in fondo alla sua anima.
Andrè.

L’uomo entrò nella stanza buia…l’assenza di luce non lo spaventava ma non riusciva ancora a rassegnarsi a quella condizione…il bendaggio era stretto e la testa sembrava circondata da un anello di ferro che si serrava sempre di più, ogni giorno, ogni momento di più…non ne poteva più…la frustrazione lo aveva reso scontroso, inavvicinabile da chiunque…non era nel suo carattere essere scortese…tutt’altro…ma era furioso…stare immobile, aspettare, attendere un verdetto senza possibilità di appello lo rendeva insofferente…
Trovò la sedia…5 passi dal muro…sedia…7 letto…finestra?…beh…ci sbatterò contro e la troverò…almeno con se stesso l’ironia era un rimedio…
Il medico entrò nella stanza:
“allora come sta il paziente oggi?” aveva una voce bonaria e grassoccia…lo immaginava con gli occhiali ed una barbetta ricciuta…
“oggi è il gran giorno!…su su…che poi sarà tutto più facile”
il paziente non rispondeva…era immerso nella paura…ma quella sensazione la voleva rifiutare con tutto se stesso…paura…se la cura fosse andata male…quel buio animato da mille voci…ci avrebbe pensato dopo…
“dottore…proceda…per favore”
“va bene…ti avviso…ragazzo…non rivedrai certo la luce del giorno oggi...ma avremo degli elementi preziosi…”
“ho capito dottore…lo immaginavo”
“tranquillo ragazzo…so il mio mestiere…riacquisterai la vista..e potrai tornare al tuo lavoro, alla tua vita…”
il dottore si avvicinò…e comincio ad armeggiare …sentiva le bende allentarsi…sentiva il fruscio mentre cadevano…la pressione sulle sue palpebre diveniva sempre più lieve…
“ora attento…non aprire gli occhi….lo so la tentazione è forte…resisti…ragazzo”
“va bene…vada avanti”…si sentiva la febbre dall’emozione…
 
La cavalcata aveva tranquillizzato il cavallo.
La stanchezza calò di colpo su Oscar appena toccò terra, raramente si era sentita così stanca, di solito cavalcare aveva su di lei un effetto rilassante, le permetteva di trovare un equilibrio sia fisico che mentale…ma quel giorno era diverso…fu César a portare lei…mentre la sua mente vagava fra mille pensieri…
entrò nel palazzo e si diresse a testa bassa verso il salottino per lasciarsi cadere a peso morto nella poltrona…non sentiva voglia di fare nulla…né di mangiare..né di svestirsi…né di controllare i dispacci da Parigi…non aveva voglia di nulla…
quella mattina si era svegliata stranamente anche di buon umore, aveva pensato con orgoglio a come si era guadagnata il rispetto della sua nuova truppa, i soldati della Guardia, a come aveva adempiuto ai desideri del padre…i desideri di mio padre…vedermi un soldato…un uomo…, quel fugace pensiero la riportò in uno stato di melanconia dal quale riusciva a risvegliarsi solo per pochi momenti…
ora stava lì immersa in quella poltrona intrisa di quelle parole, di quelle illusioni…di quella realtà così semplice..ma così altrettanto spietata…ora Oscar era sola…Andrè era andato via.
Ha obbedito … ha obbedito al volere del suo padrone…brava Oscar…sei stata brava!
Hai ricevuto addirittura un sorriso da tuo padre…” Oscar era ora che tu facessi a meno della presenza di Andrè! Un comandante non ha bisogno di compagnia, ma  di soldati!”
…già.
Con quell’amarezza nel cuore decise, comunque, di alzarsi…si diresse in cucina…ma non c’era nessuno, neanche la vecchia e cara nonna, anche lei era triste e, soprattutto, angosciata per il nipote…
C’era il solito cesto di mele sul tavolo…e Oscar fece come sempre aveva fatto, quasi non pensandoci…prese una mela, si girò si scatto felinamente…ma non c’era più nessuno…a cui lanciarla…poggiò la mela sul tavolo.
È meglio che vada in camera mia…leggerò qualcosa, suonerò…e berrò…prese una bottiglia di vino e salì al piano superiore…faceva gli scalini due a due..non vedeva l’ora di chiudersi dentro, come volesse sparire…in effetti Oscar stava sparendo..tutto quello che era stata fino a quel momento stava sparendo…anche il legame più forte con la sua vita illusoria di una volta se ne era andato…tutto era negato..tutto stava cambiando come la Francia, come le stagioni, come la sua vita…ma come sarà la mia vita ora, ora che so…ora che tutto mi è chiaro…ora che ho sbagliato…
La sua stanza era in perfetto ordine, tutto era la suo posto come sempre era stato per trent’anni…tutto era già stato stabilito..lei non aveva fatto altro che partecipare a quella pantomima che era la sua vita…la ribellione…non sapeva neanche cos’era..non le era stato insegnato…un oggetto fuori posto..era impossibile…il senso dell’ordine era diventato per lei un lenitivo gesto rassicurante…
E’ troppo!
Si diresse allo scrittoio e lanciò tutto per aria…buttò a terra le sedie…lanciò con rabbia sul muro la sua divisa….piangeva…e si ritrovò in ginocchio…di fronte al letto…maledetto letto…

I giorni successivi alla visita del dottore non erano stato molto differenti dai precedenti…almeno non ho le bende…
Il buio era ancora il suo compagno di giorno e di notte…teneva gli occhi aperti…ma vedeva solo ombre scure…”buon segno…ragazzo…”…quelle parole non erano riuscite a tranquillizzarlo, anzi aveva provocato in lui un’ansia impaziente ancora più forte…
In tutta la sua vita non si sarebbe mai abituato al chiuso, all’inattività…tieni duro…finirà anche questo…ne hai passate di peggiori…sei sempre stato solo…te la sei sempre cavata…

Come ogni giorno, alla stessa ora…la porta si aprì…era la voce grassoccia del dottore…ormai si era abituato a identificare una persona, il carattere, a volte riusciva anche ad azzeccare la fisionomia, attraverso la voce…
“ragazzo…”
la voce era diversa…l’uomo intuì immediatamente che non c’erano belle notizie…
“parli dottore…che succede”
“mhm…non vedi con gli occhi ma non ti si può nascondere nulla…eh?”
“no…”
“allora…niente preamboli…ragazzo sarò sincero…dovrò rimetterti il bendaggio…dopo…”
“ho capito…proceda”
“andrà bene…ma vedi devi capire che il trauma che hai subito è stato grave…l’altro occhio si è indebolito..insomma…”
“dottore…è inutile…so quello che mi è successo”
“va bene…sarà domani…”
il medico uscì dalla stanza…si ricomincia…si mise la testa fra le mani…e quegl’occhi morti piansero lacrime che bramavano di ritrovare la vita della luce…toccandosi il viso si accorse della barba lunga…non ricordava neanche più quando vide il suo viso per l’ultima volta…chissà come sto?…e come se non bastasse altre alla barba lunga…anche i capelli…sembrerò un barbaro…
il suo equilibrio cominciava a incrinarsi…avrebbe voluto vedere per rompere tutto quello che gli capitava davanti…ma soprattutto avrebbe voluto rompere uno specchio…maledetto specchio…
 

Fine 1° parte
                                                                                                                                   Mik

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